ANTITESI, paesaggi urbani in trasformazione

“[...]Questa città che non si cancella dalla mente e come un’armatura o reticolo nelle cui caselle ognuno può disporre le cose che vuole ricordare: nomi di uomini illustri, virtù, numeri, classificazioni vegetali e minerali, date di battaglie, costellazioni, parti del discorso. Tra ogni nozione e ogni punto dell’itinerario potrà stabilire un nesso d’affinità o di contrasto che serva da richiamo istantaneo alla memoria. Cosicché gli uomini più sapienti del mondo sono quelli che sanno a mente Zora. Ma inutilmente mi sono messo in viaggio per visitare la città: obbligata a restare immobile e uguale a se stessa per essere meglio ricordata, Zora languì, si disfece e scomparve. La Terra l’ha dimenticata.” 

Italo Calvino, Le città invisibili


L'idea di sviluppare questo progetto nasce dalla volontà di documentare una repentina trasformazione del paesaggio urbano che si è avuto negli ultimi decenni in Italia; cercando di evidenziarne i punti di criticità che in campo architettonico si sono avute nel corso delle varie epoche. Tale lavoro non ha finalità di confronto, inteso come criterio di catalogazione che definisce un'architettura più o meno bella, anche se dando ad esso un primo sguardo potrebbe apparire così. Tralasciando la veste di fotografo e vestendo i panni di normale cittadino mi capita di osservare, oggi sempre con più frequenza, il cambiamento di uno skyline, la riqualificazione di una piazza, il restauro di vecchi edifici, ed a seguito di ciò rimango deluso da queste riformulazioni urbane, mi accorgo che da queste osservazioni nascono in me sentimenti contrastanti e indefiniti, in quanto non suscitano in me particolari emozioni. Solitamente nel pensare all'idea di un centro urbano, ci verrebbe in mente di associare tale parola ad un qualcosa che racchiude un fulcro di vita, relativo ad una connessione fra paesaggio ambientale ed uso e costume del popolo che lì vive; ad un centro storico come “nicchia” in cui sono presenti: musei, opere d'arte, monumenti e costruzioni da preservare nei quali è possibile scorgere la presenza e la convivenza di più stili, derivati da una cultura che si evolve con il passare del tempo, lasciando sempre una traccia di sé. Purtroppo è doveroso sostenere che in Italia, persiste un modus vivendi legato troppo al passato, al ricordo, e che questo segna dei limiti verso forme di progressione. Perché non cercare di evolversi invece di rimanere legati alla nostra vecchia cultura, che ci ha resi famosi nel mondo, perché continuare ad utilizzare il marmo e non tentare di fare una ricerca verso nuovi materiali? Il nostro è un Paese pieno di contraddizioni e polemiche, ci si adira per la mancanza di infrastrutture adeguate ma al tempo stesso ci opponiamo a lavori che porterebbero a cambiare il paesaggio e modificare l'assetto ambientale; protestiamo a volte contro nuove strutture senza comprendere che invece potrebbero valorizzare a livello turistico le nostre città non solo sotto l'aspetto economico ma anche culturale.  Frutto forse di questo affievolimento ambientale, nella cui parola si vogliono far rientrare duplici aspetti, è ricollegabile ad un impoverimento di idee ed a classi dirigenti inaffidabili, incapaci di gestire le troppe promesse fatte, e che si dedicano purtroppo solo all'investimento di denaro pubblico per strutture fatiscenti, spesso non necessarie e molto spesso che non hanno una giusta integrazione ed ubicazione con l'ambiente in cui sono inserite.

4"X5" FUJI PRO 160 NS, Italia 2012-2014

Matteo Castelli